mercoledì 6 aprile 2011

La Comunità terapeutiche genovesi


CASA ANNA AGOSTINISPDFStampa


(2003)

Via Bruno Buozzi, 17
16126 Genova

Telefono 010 267877



La struttura è così composta:
Al primo piano c'è l'accoglienza dove si svolgono i colloqui con gli operatori.
Al piano superiore si trova la sala da pranzo, che spesso è un punto di ritrovo, la cucina, lavanderia
e la saletta adibita alla lettura.
Al terzo piano invece ci sono le camere da letto con i bagni e le docce,
con un piccolo salottino
dove ci si ritrova la sera. In ultimo il terrazzo che offre una ampia
panoramica del porto di Genova.
Le attività
Ci si alza al mattino alle ore 7.30 e si fa colazione tutti insieme.
Poi sempre tutti insieme si fanno le pulizie della casa.
Alle 9 iniziano le attività; qualcuno va al laboratorio informatico,
 qualcun altro rimane in casa per preparare il pranzo.
Alle 12.30 ci si ritrova e si mangia tutti insieme.
E' un momento di condivisione e di discussione.
Alle 14.30 si concordano le attività da svolgere nel pomeriggio,
 cui partecipano anche i ragazzi che frequentano la comunità semiresidenziale.
 Alcune delle attività che attualmente si svolgono sono:
musica, inglese, rassegna stampa, fotografia, distribuzione vestiti, yoga.
La sera alle 20 si cena, dopo di che si può per esempio
vedere un film o uscire per una passeggiata o per seguire un evento che la città offre.
L'accoglienza 
Il servizio di Accoglienza si occupa di rispondere alle richieste
 dei Servizi e delle persone che chiedono l'ingresso in comunità
o al centro diurno.
 Vengono effettuati primi colloqui e colloqui di approfondimento
 motivazionale,
 per accompagnare la persona fino all'entrata.
 L'accoglienza tiene i contatti con i Ser.T. ed è la sede di momenti
 di valutazione
 e riflessione in situazioni problematiche.
 L'accoglienza è aperta dalle 9 alle 17, dal lunedì al venerdì.
La struttura residenziale Anna Agostinis è situata nel centro di Genova,
 nel quartiere Dinegro, di fronte al terminal traghetti.
È raggiungibile:
In autostrada, uscita Genova Ovest, proseguendo
per via cantore in direzione levante, poi via Milano
e quindi vi ritrovate in via Buozzi.
In treno, stazione Principe, proseguite a ponente in via Andrea Doria
e quindi troverete via San Benedetto e arrivate in via Buozzi.
In bus
Dal centro, n. 1, 18, 19, 20, 27, 30, 32 in direzione Sampierdarena,
la fermata è proprio in via Buozzi.
Da ponente, n. 1, 7, 8, 9, 18, 19, 20, 27, 30, 32 in direzione centro,
 la fermata è in via Buozzi, lato mare.
Chi cerchi:
 Nella Comunità A. Agostinis lavorano stabilmente operatori,
 volontari e collaboratori.
Sono Ottavio Castellucci, Daniela Bomarsi, Marco Malfatto, 
Carlo Bevegni, Rocco Parisi, Cinzia Bruno e Sabrina Dattilo.
 Se vuoi contattarli chiama allo 010 - 267877. 


COMUNITÀ ANTONIO CANEPAPDFStampa




(1983)
16018 Mignanego - GE
Via Gallino, 11

Tel e fax 010. 772.14.15


La Comunità Antonio Canepa si trova sui Giovi, a Mignanego,
 ed è circondata da boschi di castagni. Dista circa 20 Km dal centro di Genova
ed è raggiungibile facilmente attraverso la Statale dei Giovi.
.: Nella Comunità è presente un museo contadino che raccoglie
reperti ed attrezzature usate nel secolo scorso dai contadini del territorio.
 Vi sono inoltre, impianti per l'allevamento di animali da cortile.
.: Nella serra tunnel, viene coltivato il basilico alla genovese e
numerose varietà di fiori e piante da appartamento.
 Oltre che ortaggi e frutta per il consumo interno della Comunità.
 In collaborazione con la Provincia di Genova e la Comunità Montana
si realizzano corsi di florovivaistica e giardinaggio.
.: L'officina attrezzata consente piccoli lavori di saldatura
 e falegnameria e la produzione di piccoli oggetti artigianali al tornio.
.: La Comunità promuove, per le scuole elementari e medie del territorio,
 periodiche visite ed incontri nella struttura.
 E' inoltre presente sul territorio della Val Polcevera
 in occasione di attività culturali e ricreative.
 IlProgetto FATTORIA consente l'avvicinamento dei bambini
 e dei più giovani ad una realtà contadina con laboratori
di apprendimento e giornate di formazione.
 Il FORNO all'aperto consente inoltre di apprendere
metodi di preparazione di prodotti quali pane, focacce Liguri, Pizze, ecc... 
Se volete contattare la Comunità il personale presente e
 gli ospiti vi accoglieranno con entusiasmo.
Personale:
PierPaolo Zippo        Operatore di Comunità
Luisa Rimassa          Educatrice professionale
Altri volontari, collaboratori e consulenti promuovono
 e sostengono le attività all'interno della Comunità. 

GRUPPO GENITORIPDFStampa
genitori.jpg 

Gruppo Genitori ed Amici della Comunità.
Si riunisce dal 1985 ogni sabato non festivo dalle ore 15 alle ore 18
 presso la sede parrocchiale della Comunità,
 a Genova in via San Benedetto 12.
Il gruppo si basa sull'auto/mutuo aiuto e affronta i problemi 
della sofferta realtà quotidiana.
 I temi vengono discussi anche con l'aiuto di esperti dei vari settori
(psichiatria, sociologia, psicologia e medicina).
Al gruppo partecipano i genitori dei membri della Comunità
ed è aperto a tutte le persone interessate ad approfondire
 le cause della difficoltà di vivere.


PER INFORMAZIONI:


Giulietta - Tel.: 010/64.50.612


Indirizzo email: genitori.sambe@libero.it

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Accoglienza in Comunità


L'accoglienza in Comunità è subordinata alla presentazione
 della persona da parte dei Servizi Socio-Sanitari Pubblici.


L'entrata in Comunità può comprendere anche la sola accoglienza diurna.


N.B. - Considerato la fondamentale importanza dei rapporti umani, 
ogni Comunità non supera mai le venti persone. 
Indirizzo email dell'Ufficio Accoglienza: accoglienza@sanbenedetto.org
All'accoglienza trovi: Cinzia Bruno, Paola Pescarmona
tel e fax 010.267877




1. L'ENTRATA IN COMUNITA'
1.1 Obiettivi

L'obiettivo della prima fase è quello di camminare insieme alla persona fino all'entrata in Comunità. Questo cammino comprende:
1. la verifica delle motivazioni della persona che chiede di entrare (scelta propria o troppo forzata dalla famiglia, dal servizio ecc.);
2. la conoscenza della persona;
3. la possibilità, a chi chiede di entrare, di conoscere la comunità (colloqui, eventuali visite, pranzi, programmi diurni ed altre attività)
4. la costruzione di un programma assieme al servizio pubblico, dando tempo alla persona di prepararsi fisicamente e psicologicamente all' entrata in Comunità.


1.2. Modalità
1. la Comunità prende in considerazione solo proposte di inserimento presentate dai Ser.T. competenti per territorio e da tutti gli altri Servizi Socio-Sanitari Pubblici;
2. se il progetto prevede l'entrata in Comunità, gli operatori dei Servizi Pubblici, in accordo con la persona interessata, contattano telefonicamente la Comunità, sede di Genova, Via S. Benedetto 12, per fissare un primo incontro con un membro del Coordinamento;
3. anche una persona detenuta può entrare in contatto con la Comunità attraverso i Servizi Pubblici, in caso di detenzione lo strumento privilegiato di comunicazione è la lettera. In situazioni particolari di detenzione è possibile usufruire di colloqui all'interno del carcere o di permessi da trascorrere in Comunità. La Comunità è disponibile ad accogliere le persone in varie forme di alternativa alla detenzione, ad esclusione degli arresti domiciliari;
4. in genere il primo incontro viene fissato nel più breve tempo possibile;
5. al primo incontro partecipano la persona interessata all'inserimento, l'operatore dei Servizi Pubblici e il membro del Coordinamento. Assieme tracciano un quadro generale della persona e del programma da elaborare;
6. al primo incontro possono seguire altri che si svolgono settimanalmente, in stretto contatto con gli operatori dei Servizi Pubblici (che non necessariamente sono presenti);
7. la durata di questi incontri varia a seconda della situazione individuale;
8. durante i colloqui si toccano vari aspetti della vita della persona; la sua situazione di salute, la disintossicazione, la terapia, la famiglia, eventuali problemi giudiziari, aspetti affettivi e lavorativi. La persona viene informata sugli obiettivi e sulla vita della Comunità;
9. si chiede all'operatore dei Servizi Pubblici di partecipare all'ultimo incontro prima dell'entrata;
10. nell'ultimo incontro il Coordinatore della Comunità, in base alle notizie raccolte durante i colloqui e alle disponibilità dei gruppi, definisce con il Coordinamento la data di entrata e quale sarà la Comunità di accoglienza;
11. oltre all'accoglienza residenziale, un possibile esito degli incontri possono essere gli inserimenti di accoglienza diurna (partecipazione ad attività quotidiane della Comunità o a corsi di formazione professionale organizzati in collaborazione con l'ENAIP).
12. l'accoglienza diurna può favorire l'avvicinamento alla vita della Comunità;
13. non si rifiuta l'entrata in Comunità a nessuno. Si cerca di raggiungere le motivazioni necessarie;
14. decisa l'entrata in Comunità la persona, se sarà accolta in Cascina, viene accompagnata dal Coordinatore o da un operatore e presentata al gruppo. Può essere accompagnata anche da un operatore dei Servizi Pubblici;
15. la Cascina, avvisata del nuovo arrivo per telefono, ha già discusso l'inserimento durante le consuete riunioni settimanali condotte dal Coordinatore;
16. nel caso in cui una persona si allontani dalla Comunità e voglia farvi ritorno, non si agisce con regola prefissata, ma, ponendo sempre al centro la persona, saranno la storia ed i bisogni individuali a determinare di volta in volta quale atteggiamento assumere e quali programmi concordare.

2. L'INGRESSO NELLA VITA DI COMUNITA
Al momento dell'arrivo in Comunità il processo di conoscenza reciproca è già iniziato.


2.1 Obiettivi
1. far sentire la persona a suo agio;
2. ripercorrere la sua storia, senza colpevolizzarla e senza giustificarla;
3. aiutare la persona comprendere la proposta comunitaria nel rispetto dei suoi tempi, ricercando insieme il senso di responsabilità;
4. rinnovare ogni giorno la fiducia nelle risorse della persona. Il confronto con la persona accolta è un'autentica risorsa di crescita per tutti.


2.2 Modalità
1. la maggior parte delle accoglienze avviene in occasione della riunione settimanale della comunità con il coordinatore;
2. la dimensione del gruppo che accoglie è spesso una sorpresa per la persona appena arrivata;
3. il nuovo membro della comunità inizia lo scambio di esperienza e conoscenza comuni in un clima di assoluta assenza di violenza fisica e psicologica (possibilità di comunicazioni telefoniche ed epistolari e di visite di parenti e amici, nel rispetto del bene comune);
4. le terapie prescritte dai medici curanti continuate in comunità e vengono incoraggiate le visite degli operatori dei servizi pubblici;
5. nelle discussioni all'interno della comunità, l'uso delle sostanze non è ne demonizzato, ne mitizzato. Si cerca di spiegare alla persona accolta che la dipendenza psicologica dai stereotipi, e non la dipendenza della sostanza, è la chiave del proprio malessere;
6. nel primo periodo di ambientamento si fa in modo che la nuova persona accolta abbia un approccio graduale con la realtà che lo circonda, stimolando in lei la curiosità nei confronti della esperienza che inizia a vivere;
7. la comunità nel rispetto dei vari ruoli, cerca di attuare l'autogestione senza creare gerarchie istituzionalizzate;
8. le persone che da più tempo stanno in comunità, in base alle esperienze acquisite e alle responsabilità assunte, possono diventare i principali punti di riferimento. Spesso è tra le persone più nuove della comunità che si instaura facilmente il dialogo. In ogni caso essere una persona di riferimento e un costante stimolo a verificare la propria crescita e testimonianza personale;
9. la comunità promuove la socializzazione e le relazioni umane, il dialogo e il lavoro creativo fatto insieme;
10. l'entrata vera e propria nella vita di comunità si riconosce dalla partecipazione attiva, dalla ricerca di relazione con gli altri e della disponibilità di accettare una conflittualità permanente dove si mette in giuoco la persona stessa.

3. LA VITA IN COMUNITA'

3.1 Obietivi

1. acquisire consapevolezza della realtà personale;
2. riattivare la capacità di pensare e riflettere con la propria testa e maturare, attraverso il confronto con il gruppo, le proprie scelte di vita per definire la propria indentità;
3. la partecipazione alla comunità non ha come obbiettivo l'isolamento, ma l'apertura attiva ad esperienze di vita sul territorio.
4. passare da pedina passiva a protagonista;
5. passare da un'ottica individualistica, che tenta di risolvere illusoriamente il proprio problema personale, ad una prospettiva comunitaria e dunque alla consapevolezza di comuni responsabilità.


3.2 Modalità
3.2.1 Informazione-Cultura
1. giornali e riviste;
2. libri;
3. TV (con scelta dei programmi);
4. incontri e dibattiti;
5. cinema;
6. partecipazione alla politica e sociale del territorio;
7. ogni membro della comunità può riprendere gli studi interrotti o iscriversi a corsi di specializzazione professionale.


3.2.2 Dimensione Umana del Lavoro
1. creatività;
2. momento di socializzazione e di amicizia;
3. scoperta e valorizzazione delle proprie capacità intellettuali e lavorative;
4. acquisizione di responsabilità;
5. opportunità di esercitare una partecipazione attiva e di sviluppare spirito di iniziativa e sentirsi protagonista;
6. autogestione.


3.2.3 Rapporti
1. ascolto attento della realtà dell'altro per favorire la condivisione fino all'enpatia ("entrare nella pelle degli altri");
2. riscoperta del senso della festa intesa come sogno, fantasia, animazione, gioia, poesia, musica, teatro, arte;
3. arricchimento della cultura personale nello scambio di idee ed esperienze;
4. rispetto dei tempi individuali.

4. LA DEMOCRAZIA ALL'INTERNO DELLA COMUNITA'

4.1 Obiettivi

Partecipazione attiva e responsabile di tutti i membri alla Proposta della Comunità evitando:
· l'adagiamento, cioè: passività, lasciarsi vivere, rimanere alla superficie delle cose e di sé stessi, non essere responsabile ma delegare, lasciarsi trascinare dalla forza del gruppo;
· l'isolamento attraverso la complicità di rapporti esclusivi;
· l'isolamento personale o di coppia;
· la ricerca di potere inteso come privilegio personale;
· l'incomprensione del gruppo verso i problemi personali;
· la difficoltà di comunicazione e il rifiuto del conflitto;
· l'intolleranza delle differenze (ad es., di etnie, senza escludere omosessuali e transessuali);
· la difficoltà di condividere le risorse (cassa comune);
· il fraintendimento degli obiettivi comunitari.


4.2 Modalità

4.2.1 Formali

4.2.1.1 Il Comitato Ristretto



Viene eletto democraticamente in ogni Comunità da tutte le persone presenti. Dura in carica sei mesi ed è composto da un numero di persone proporzionale alla grandezza del gruppo.
I compiti sono:
· imparare ad assumere responsabilità per il gruppo;
· decidere i temi da affrontare nella riunione settimanale;
· regolare la vita interna (es. gestione delle risorse).
· essere nodo di comunicazione all'interno della Comunità;
· prendere decisioni, a volte anche in tempi ristretti;
· stimolare interessi culturali e sociali.
Alle riunioni del Comitato Ristretto possono partecipare liberamente anche altri membri della Comunità.


4.2.1.2 Le riunioni Settimanali
Le riunioni settimanali sono due:
· una riunione autogestita. In questa riunione vi è la verifica della vita comunitaria a più livelli: di gruppo, di singola persona, dei rapporti interpersonali e dell'organizzazione. La conduzione è informale; una persona introduce il tema di discussione, che in genere è deciso dal Comitato Ristretto.
· una riunione con il Coordinatore durante la quale può essere approfondito il tema dell'incontro autogestito. Nella Comunità di Genova, dato il maggior numero di persone coinvolte (interni ed esterni alla Comunità) le modalità sono leggermente diverse. Nella riunione con il Coordinatore si discutono argomenti di interesse generale della Comunità, decisi dal Comitato Ristretto, lasciando alla seconda riunione autogestita (chiamata Rododendro) il compito di affrontare i temi più personali;
ogni Comunità organizza durante la settimana incontri con vari esperti su temi scelti.


4.2.1.3 Le esigenze personaliTutti i membri della Comunità, di intesa comune, possono rivolgersi per percorsi terapeutici personali o per altre cure a :
· Servizi Pubblici;
· Professionisti;
· Coordinatore della Comunità;
· Membri del Coordinamento;
· Medici e psicologi interni alla Comunità.


4.2.2 Informali


La pratica democratica si sviluppa informalmente durante la vita comunitaria e al suo esterno (partecipazione alla vita sociale, ad incontri con amici, cene ecc.) in particolare:
· Durante il pranzo o la cena;
· Sul lavoro (ci si ferma e si parla, solidarizzando con il problema del singolo);
· In camera e luoghi comuni;
· Nei rapporti personali con gli altri, non solo membri della Comunità, ma anche persone esterne;
· Nei percorsi di ricerca culturale coordinati da esperti.
Espressione di una pratica democratica è l'assoluto rispetto per le convinzioni religiose e politiche di ciascuno. Il fatto che la sede di Genova sia una Canonica e che la stessa Comunità sia nata da una Comunità Ecclesiale di Base, non pone alcun vincolo religioso. Ognuno è libero di partecipare agli incontri di fede cattolica, come di seguire altre professioni di fede.

5. L'AUTONOMIA PERSONALE

5.1 Obiettivi

Lo scopo della Comunità è di favorire l'emancipazione da ogni tipo di dipendenza, non solo dalle droghe illegali, ma da tutto ciò che impedisce lo sviluppo del pensiero critico e il raggiungimento di scelte libere e responsabili.
All'interno di questo progetto complessivo, vi sono i percorsi scanditi dai tempi, esigenze, ostacoli, storie vissute che ne determinano le tappe intermedie.
All'interno di questo progetto complessivo, vi sono i percorsi personali scanditi da tempi , esigenze, ostacoli, storie vissute che ne determinano le tappe intermedie.
Le tappe possono essere: la piena partecipazione alla vita di gruppo, l'assunzione di responsabilità, far parte del Comitato Ristretto, proporre iniziative culturali o di lavoro per la Comunità, ecc. ecc.
La Comunità verifica costantemente con la persona il suo percorso di crescita.
Il traguardo del percorso comunitario è raggiunto quando la persona è in grado di decidere in autonomia le proprie scelte di vita e di attuarle.
A questo punto, la persona è in grado di scegliere se continuare il percorso in comunità con una adesione profonda o prepararsi un altro programma.
Il percorso non è sempre lineare, ma la Comunità è pronta ad apprezzare la tensione per il cambiamento e, se necessario, a riprendere il percorso interrotto. I programmi della Comunità non sono a termine. Possono superare i tempi previsti dalle convenzioni regionali. In tal caso non vengono richieste rette alla persona, o alla sua famiglia. Anche dopo la fine della convenzione, non si interrompe il rapporto terapeutico con il Servizio Pubblico.

Se vogliamo essere credibili, dobbiamo riconoscere che il nostro progetto è bello, ma che siamo lontani dall'averlo realizzato.
Lo viviamo tra mille contraddizioni, ma vogliamo dire agli altri che questa strada dalla dipendenza alla pratica della libertà, vale la pena di percorrerla. (Irma)
Da "Comunità San Benedetto"

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