sabato 16 aprile 2011

la sanità in carcere


Questo brano è tratto da una lettera che mi ha scritto una persona che ha lavorato anni in carcere… ha svolto attività infermieristica. E ne avrebbe da raccontare, credetemi. Da riempire volumi.
Oggi voglio condividere con voi solo questo brano.
E qualcuno dirà che sono solo eccezioni. E’ vero che la sanità in carcere non è sempre questa. Certo. Ma è vero che in una quantità indescrivibile di volte è così. Non potrete contarle, tante sono, le situazioni in cui il diritto alla salute in carcere è completamente calpestato.
Ripeto. Non si tratta di sgradevoli eccezioni di un corpo sano funzionante. Ma di una presenza costante. Non totalizzante. Ma costante.
Come si riduce spesso la cura sanitaria in carcere? Somministrazioni di medicine della Madonna. E se hai problemi mentali.. psicofarmaci a manetta. E’ così. E’ un sistema prigione che imprigiona anche gli stessi esecutori sanitari. Il tempo, i colleghi e l’istituzione li addestrano a essere “morti”. Sono vittime anche loro. Perchè.. credo sia evidente. Una persona che svende e prostituisce la propria missione medica rimpinzando i malcapitati con farmaci e psicofarmaci… vive una vita disperata, una vita.. sprecata.  Ha prima o poi la sgradevole sensazione non solo di non arrecare utilità al genere umano.. ma di essere sostanzialmente dannosa. Non è bello per nessuno quando te ne accorgi.
E intanto domandine su domandine stanno trasandate ad aspettare. A vole neanche le leggono.. o le leggono distrattamente.. o arrabbattano risposte standard e burocratiche.
E c’è chi aspetta mesi per una visita decente. Mesi e mesi..
E c’è chi deve insistere anni per un trattamento umano.
Ma queste cose non amiamo dirle. E chi è all’esterno del carcere non le conosce.
E non sa quanto è inaccettabile il senso di impotenza che si sente in certe occasioni.
E poi ci sono quelli che vanno controcorrente.. quelli che vanno “in direzione ostinata e contraria” come questa donna che mi ha scritto la lettera da cui ho tratto il brano che leggerete.
Chi non si adegua viene rimpiazzato.. e se ci metti dell’anima o del dovere ti fanno passare per fesso o per “disturbatore”… “lasciali stare che sono bestie”…
Lei ha dovuto chiudere con quel mondo.. non era più “compatibile” con esso.
L’istituzione in sé per come è attualmente organizzata.. corrompe.. ma non deve essere una scusa, non può essere una scusa. Ogni persona è poi di fronte al suo volto e alla sua storia. E se cominciano a essere tantissimi che decidono di non-cooperare… a costo di andarsene o di essere licenziati, a quel punto si sarebbe costretti a intervenire.
Di alcune persone si dicono.. che “sono una storia”.
Di altre … compresi tanti Direttori di carcere.. si dice che.. “sono una carriera”.
E’ un triste modo, il secondo, di impiegare la vita.
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Eccomi qua, Alfredo.
Per ciò che riguarda la mia esperienza nella sanità penitenziaria ti dirò che ogni sera, ogni santissima sera era una lotta per cercare di dare ai detenuti meno psicofarmaci possibile.
 L’orario della terapia un incubo, spesso si finiva per prenderci insulti perchè ci rifiutavamo di dare ciò che loro chiedevano, ciò di cui avevano bisogno per stordirsi e cancellare tutto, tutto quello che c’era intorno di loro…dentro di loro.
 Poi non so, magari altre realtà sono diverse e i medici prescrivono quintalate di tavor o rivotril solo per stare tranquilli. Eppure forse no, non è neanche questo il fatto.
Il problema sta a monte, ancora a monte.
 La psicoterapia è assolutamente, completamente ignorata e assente. 
La psicologa è una figura marginale, quando presente, invece dovrebbe avere un ruolo essenziale. Le educatrici vanno a simpatie, il prete a ispirazione divina.
 Nessun programma reale di recupero, nessuna valorizzazione della persona in quanto tale, nessun lavoro sull’individuo. No, no…niente va come dovrebbe.
Se un medico non si adegua all’andazzo viene presto rimpiazzato da un altro, se qualcuno ci mette un po’ di cuore si sente dire di lasciar stare, che tanto sono bestie.
 Non mi ci far pensare… E’ vero…sulla scrivania di certi dirigenti medici ci sono decine e decine di domandine, istanza, richieste di visite specialistiche. 
Tutto ignorato, tutto in stato di abbandono. Che tristezza, e che senso di impotenza… Che fare?
Da "Le urla dal silenzio"

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