mercoledì 24 agosto 2011

Carceri al collasso, l'ipotesi amnistia






L'sos dei sindacati della polizia:
"In 7 regioni superata la soglia"

ROMA
Ci risiamo, a distanza di quasi cinque anni dall’indulto, la situazione nelle carceri è di nuovo a un punto critico e peggiora di giorno in giorno, trascinando il sistema penitenziario al collasso. Oggi i sindacati di categoria hanno alzato la voce e indirizzato al governo l’ennesimo allarme sulle condizioni in cui versano gli istituti di pena. Una situazione, in realtà, ben nota negli ambienti istituzionali e testimoniata a fine luglio dal convegno sulla giustizia organizzato dai radicali e che ha visto anche la partecipazione del Presidente della repubblica.

“Ogni giorno - denuncia l’Osapp, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria - 40 nuovi detenuti fanno il loro ingresso in carcere e i penitenziari scoppiano”. In sette regioni la “soglia di tollerabilità” è stata ampiamente superata, con il record registrato dalla Puglia dove i detenuti sono l’80% in più rispetto al limite previsto, seguita da Lombardia (+187), Veneto (+187), Marche (+135), Liguria (+79) e Friuli (+62). L’Emilia Romagna, con “soli” 20 detenuti in più, segna il livello migliore ma la situazione in realtà è più complessa.

Di per se infatti la “tollerabilità”, prevista dal Dipartimento di polizia penitenziaria, è già uno sforamento del limite previsto. In sostanza, le strutture prevedono un numero di posti disponibili che viene puntualmente superato, ma lo sforamento è messo in conto dal Ministero che addirittura fissa una capienza massima “accettabile” (stimata in 69.126 detenuti). Il limite però è stato superato: attualmente infatti i detenuti sono 66.754 e rappresentano il 46% in più rispetto ai posti disponibili (45.647).

La situazione, dopo un periodo di flessione è tornata a peggiorare. A fine aprile infatti la Corte di Giustizia europea ha involontariamente tamponato il problema, bocciando il reato di clandestinità introdotto in Italia nel 2009 e un effetto deflattivo è arrivato anche dalla legge sulla detenzione domiciliare, prevista per chi ha 12 mesi di pena residua. Soluzioni estemporanee però che hanno solo rimandato il problema. Dalla metà di agosto infatti, il trend è di nuovo in crescita e le previsioni sono negative.

Il sovraffollamento però non è l’unico aspetto della “questione penitenziaria”: carenza di mezzi e di personale - denunciano i sindacati - stanno mettendo a dura prova il sistema penitenziario. “È necessario che trovino spazio e attenzione anche le difficoltà che investono il personale - spiega in una nota Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa - considerato che la polizia penitenziaria presenta un gap di circa 7mila unità”. Una miscela esplosiva che ha indotto il sindacato di categoria della Uil ha proclamare una manifestazione nazionale per il prossimo 29 settembre. Intanto, sul fronte istituzionale, qualcosa inizia a muoversi: i radicali infatti hanno avviato una raccolta di firme dei parlamentari per consentire una seduta straordinaria delle Camere che studi provvedimenti urgenti di depenalizzazione e decarcerizzazione, per alleggerire la situazione degli istituti di pena. Si torna a parlare addirittura di amnistia, una strada quasi impossibile nelle condizioni attuali.

“Chiediamo al parlamento di ripristinare la legalità costituzionale - spiega la senatrice Donatella Poretti, una delle promotrici dell’iniziativa - perché la situazione delle carceri in Italia, oggi, è contraria ai più basilari diritti dell’uomo”. Un appello a cui si associano tutte le sigle sindacali e la petizione - fanno sapere i firmatari - ha raccolto molte adesioni. La parola adesso passa al parlamento ma, vista l’attenzione catalizzata dalla manovra correttiva, i margini d’azione sembrano decisamente pochi.




CARLO DI FOGGIA

fonte:http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

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