venerdì 5 agosto 2011

Da Domenico D'Andrea al gruppo Amnistia per la Repubblica - Facebook


 Il  mese scorso abbiamo pubblicato la lettera di Domenico D'Andrea con tutte le sue perplessità ed i suoi dubbi sull'amnistia e sull'iniziativa del partito radicale.
 La medesima, postata su Facebook nel gruppo "Amnistia per la Repubblica", aveva destato polemiche da parte dei lettori che abbiamo riportato fedelmente all'autore il quale oggi risponde riprendendo punto per punto ogni contestazione fattagli.




Ti ringrazio per avermi mandato le reazioni di facebook alla pubblicazione della mia lettera ma, soprattutto, ti ringrazio per aver preso le mie “difese”, nel senso che, perlomeno, condividi il mio pensiero.
 È mio dovere replicare a tutte le e-mail e lo farò con eleganza e padronanza dell’argomento. Resto comunque molto colpito sia dal tuo attivismo, che dalla tua premura nei miei confronti e nei confronti di chi soffre.
Innanzi tutto credo che la mia lettera e i miei pensieri nei confronti dei radicali siano stati travisati. Sono perfettamente consapevole delle molte iniziative avanzate dai radicali, ma ad essere sincero la mia attenzione si è spesso posata non tanto sulle loro iniziative, sempre le stesse e sempre con scarsa concretezza, quanto piuttosto sulla loro onestà intellettuale e coerenza politica.
Questo però non significa che mi si deve mettere il bavaglio, so che la verità fa male ma …..

A tutti coloro che hanno contestato la mia lettera confermo che l’amnistia serve a ben poco, sarebbe come svuotare il mare con un cucchiaino, sarebbe come tappare un foro di un colabrodo, ignorando che la situazione carceraria è solo una conseguenza di un sistema penale paurosamente devastato e devastante

. Chiedere un indulto significa chiudere gli occhi davanti ad un problema, quello della giustizia, di dimensioni madornali. Tecnicamente l’indulto e l’amnistia vengono strutturati per reati di lieve entità, generalmente comprende solo quei reati predatori che caratterizzano un alto tasso di recidiva, quindi si chiede un intervento per persone che sono destinate a ritornare in carcere perché quei reati, che comprendono l’amnistia, appartengono a persone che hanno adottato il crimine come stile di vita.

Al varo di un amnistia generalmente non segue mai un piano assistenziale per i dismessi. Mancano soldi e personale idoneo ad accogliere quelli che escono, cosi, migliaia di recidivi si ritrovano da soli per strada senza un soldo, senza un punto di riferimento, stigmatizzati e considerati dalla società come dei rutti biologici. In queste condizioni, dove tutte le porte sono chiuse, l’unico mondo che li accoglie a braccia aperte è il mondo del crimine e …… punto e a capo. Quindi l’amnistia non risolve certo l’immane problema della giustizia e delle carceri italiane.

Non sono un forcaiolo e conosco molto bene questo mondo e vi posso assicurare che un indulto non seguito da un piano assistenziale per i dismessi fa più male che bene, sia alla società che al mondo del carcere.
Riterrei opportuno combattere non per una soluzione alternativa e provvisoria come l’amnistia ma per una situazione radicale che risolva il problema della giustizia in generale, appunto, alla radice. 

Da tempo si fanno avanti movimenti con idee innovative mai prese seriamente in considerazione dal panorama politico, forse per una questione di comodo visto che si legittima la pretesa di un certo potere per mettere ordine solo quando c’è o si crea un disordine. Da tempo esiste un vasto movimento di abolizionismi che cresce sempre di più. Esistono movimenti che lottano per la giustizia ripartiva in sostituzione della giustizia sanzionatoria attualmente vigente. Esistono movimenti che si battono per la depenalizzazione di molti reati penali che possono essere puniti con la sola ammenda. Quindi a tutti mi sento di dire cose, già dette e ridette, anche se mai valutate nel merito, e cioè, che l’amnistia non risolve questo immane problema di un intero apparato, quello della giustizia appunto, che ormai vetusto, ammalato e decrepito è destinato solo a creare danni con costi esorbitanti. Continuare con queste condizioni è un suicidio, uno sperpero di denaro senza controllo, sarebbe come fare un pieno di benzina ad una vecchia auto col serbatoio rotto per affrontare un lungo viaggio verso un Europa moderna che si ferma, si volta indietro e ci aspetta sbuffando. 

Queste sono le vere battaglie, le grandi battaglie sono per le grandi conquiste e la conquista più ambita di un popolo civile è una sana giustizia senza frontiere e non un amnistia che tampona con un dito una falla grande come l’oceano. Ben venga un amnistia oggi ma chi pensa al nostro domani? Chi pensa al domani dei nostri figli? Perché non lottare per un sistema penale più giusto ed equo per tutti?

Le critiche che mi sono state mosse da molte e-mail sono state molto pesanti ma nessuna e-mail ha risposto alle mie domande: “quante e quali proposte sono state presentate dai radicali al parlamento per risolvere il problema delle carceri e del sistema penale in generale?”

PER VALERIA CENTORAME; ALEX ZOPEGNI;ANTONIO GIBALDI (e-mail del 22-7-11)
non credo che una persona che esprime il proprio pensiero, una propria opinione basata su esperienza e dati di fatto possa essere considerata una “getta fango” o una persona che getta “accuse infamanti”. Prima delle tue piccole lotte politiche sono state fatte grandi lotte, nelle quali molte persone che credevano in certi ideali hanno perso la vita per garantire almeno la libertà di pensiero e la libertà di opinione, quindi i tuoi toni non sono solo un po’ aggressivi ma sono anche antidemocratici.
Non servono mille deputati per presentare un disegno di legge. L’art. 50 della nostra carta costituzionale cosi recita: tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. E l’art. 71 che cosi recita: l’iniziativa della legge appartiene al governo, a CIASCUN membro delle camere……… Il popolo esercita l’iniziativa della legge mediante la proposta da parte di almeno 50.000 elettori. Quindi non è giustificabile una minoranza parlamentare, come affermi tu, e torno a chiederti: quante e quali proposte sono state avanzate in concreto per la questione per la quale state e stiamo tutti lottando.
A tal proposito mi viene in mente una breve barzelletta, la racconto anche per sdrammatizzare un po’ la situazione: un napoletano da diversi anni andava da san Gennaro e lo supplicava in ginocchio: “san Gennà famme vincere la lotteria”, “san gennà famme vincere la lotteria”, e cosi per diversi anni fino a quando san Gennaro stanco di vederlo li tutti i giorni gli rispose: a Ciro io te la faccio pure vincere sta lotteria ma comprati almeno nu cazz di biglietto” lo stesso avviene nello scenario politico che stiamo assistendo: “AMNISTIA” “AMNISTIA” MA NESSUNO PRESENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE CHIARA E CONCRETA.
Tu consigli poi: “al posto di criticare fatevi la tessera” Ok Valeria, da uomo ti do la mia parola che mi priverò di quelle pochissime cose che posso ancora permettermi dopo tanti anni di carcere, cioè qualche ciuffetto di TABACCO, qualche caffè, un po’ di zucchero e cosine simili e mi faccio la tessera al partito, la farò molto volentieri perché ritengo giusto sostenere chi sta lottando per amor mio. Ma il partito vorrà un detenuto, seppur ben titolato, tra i suoi iscritti? Se verrò rifiutato non sarete voi i primi a stigmatizzare i detenuti prendendone le dovute distanze? E allora ti chiederò per chi e per cosa state lottando?

PER LUANA ESPOSITO (e-mail del 22-7-11)
Vale la pena riportare interamente la e-mail prima di contestare: “si perché per chi parla pensano solo per i secondi fini …………… grazie a (..) mio marito ha chiuso la sintesi perché l’educatrice rimandava”.
Gentile signora Luana, io comprendo bene l’importanza di un chiusura di un osservazione scientifica della personalità, la c.d. sintesi, ma purtroppo esiste una graduatoria per ordine di matricola o per ordine di entrata. Le preciso inoltre che io non ho nessun secondo fine, come afferma lei, ho solo un modo diverso dal suo di vedere le cose e di fare le battaglie, ma le assicuro che non ho nessun secondo fine. Capisco che solo grazie all’intervento di un politico la sintesi di suo marito sia stata chiusa. Nonostante tutto il suo entusiasmo le chiedo cosa ha risolto? Le sembra giusto e privo di un secondo fine ricorrere a questi mezzi per ottenere la chiusura di una sintesi? Secondo lei come si sono sentiti quelle centinaia e migliaia di detenuti che, vedendosi scavalcati, non hanno nessuna voglia, nessun coraggio e nessun santo protettore per ricorrere a “raccomandazioni” di questo tipo? Quindi gentile signora Luana non sono io ad avere un doppio fine.



Considerando che sono stato frainteso vorrei ribadire la mia opinione sui radicali da me ritenuti tra i lottatori più onesti tra gli attori che attualmente dominano la scena politica del nostro paese, purtroppo sono una persona abbastanza concreta, quindi certi pensieri sui radicali sono al quanto legittimi.

Chiudo questa contestazione con una celebre frase di Dostojeskij: le idee sbagliate sono invincibili e hanno un inevitabile successo perché hanno la forza di camminare per le strade.

Domenico D'Andrea                                                                                         Padova 4 agosto 2011

Nessun commento:

Posta un commento