domenica 14 agosto 2011

detenuti a numero chiuso, una soluzione per le carceri


di Alessandro Battisti

Europa, 13 agosto 2011

So bene che gli italiani hanno problemi quotidiani assillanti, so bene che il paese è afflitto da una crisi economica forse senza precedenti, so bene che parlare di detenuti non è popolare in questo momento, so bene che mi si dirà che ci sono questioni più gravi in giro per il mondo, so bene che fame, carestie e guerre infiammano popoli anche a noi molto vicini. Tutto questo lo so.
Ma non è un buon motivo per non occuparci di ciò che ci sta accanto, di quello che succede intorno a noi, di quello che possiamo fare per migliorare qualcosa. Il resto è cinismo che diventa immobilismo, irresponsabilità. È come dire “non mi occupo della fame di questo bambino qua perché tanto ne muoiono tanti ogni giorno e io non posso farci niente”.
Da anni abbiamo un sistema penitenziario al collasso, indegno di un paese che sieda al tavolo dei grandi e che si ritenga un paese civile, da anni ciclicamente in agosto si ripropone il problema e si finisce per aspettare la fine del gran caldo, da anni giornalisti di buona volontà denunciano la situazione, da anni Marco Pannella e i Radicali si danno da fare per sollevare il problema, da anni non si fa nulla, non c’è destra o sinistra che tenga.
Sinteticamente ricordo alcuni dati, fonte ministero della giustizia. Al31luglio abbiamo 66.942 detenuti su un totale di massima capienza massima di 45.681, 21.261 detenuti oltre la soglia prevista. Di questi solo 37.650 scontano una pena definitiva, 29.292 sono in attesa di giudizio; 23.916 sono stranieri, i tossicodipendenti circa 16 mila.
I suicidi sono stati 40 in sette mesi, i tentati suicidi 620, gli atti di autolesionismo quasi 200, in dieci anni i suicidi sono stati quasi 700, i morti quasi 1.900, un bollettino di guerra.
Poi c’è l’altra parte della medaglia, le altre vittime: gli agenti penitenziari che sono ottomila meno di quelli previsti, che rischiano ogni giorno la vita, che anticipano spesso con fondi personali i soldi per la benzina di mezzi obsoleti e pericolosi, spesso privati delle ferie, con carichi di lavoro inumani che il più delle volte significano raddoppio dei turni, senza competenze per straordinari e missioni.
Tutti vittime di un sistema incivile, per non parlare degli educatori (circa 600 in tutto) e degli psicologi (poco più di 300) con detenuti costretti all’ozio per 22 ore su 24.
E guardiamo un po’ fuori dai nostri confini: l’Italia ha una densità penitenziaria, in base alla capacità ufficiale, del 153%, seconda solo alla Bulgaria (155%), il resto dell’Europa è entro i limiti di tollerabilità, spesso ben al di sotto (fonte Commissione europea), e con il 43,6% di detenuti in attesa di giudizio è da record a confronto del 24,7% della media europea, e la media degli stranieri è al 36,9% mentre in Europa siamo al 21,7%.
Siamo quindi un caso unico, siamo leader in Europa per il peggior sistema penitenziario. Dico subito che sono contrario a provvedimenti tampone che non risolvono nulla se non nell’immediato salvo di lì a poco trovarsi nelle stesse identiche situazioni. Sarei favorevole a quanto già contenuto nella bozza Pisapia, allora presidente della commissione giustizia della camera, sulla cura in luoghi diversi per i tossicodipendenti che alleggerirebbe la popolazione carceraria e metterebbe questi ultimi nelle condizioni di essere recuperati o quanto meno curati.
Sono però convinto che la soluzione più civile è quella di introdurre il numero chiuso. Se lo stato è in condizione di recludere circa 45.600 detenuti deve rispettare quel limite fino a che non ha creato le condizioni per una capienza maggiore. Basterebbe monitorare la situazione e tenere conto di quel limite, creando le condizioni perché non si superi. È concettualmente inammissibile che, con oltre il 40% di detenuti in attesa di giudizio, si continui a fare un uso così sconsiderato della carcerazione preventiva che dovrebbe essere l’ultima ratio, quando tutte le altre ipotesi alternative non sono ragionevolmente possibili, prima fra tutte la detenzione domiciliare.
Basterebbe poco per avviare riforme strutturali e non provvedimenti provvisori o ancora far finta di nulla, come accade da sempre. Ora per fortuna il parlamento si riunirà per affrontare la grave situazione economica del paese e le istituzioni europee, il mondo del lavoro, la società civile chiedono riforme di struttura e subito, giusto. Ma il parlamento si riunisca anche per porre fine a questa vergogna, discuta e vari riforme serie e subito. Lo chiederanno in molti, tra questi circa 200 parlamentari e personalità politiche, il 14 agosto su iniziativa dei Radicali promuovendo un giorno di sciopero della fame.
Ho aderito anche io pur sapendo che si tratta di un gesto simbolico nella speranza che faccia “rumore” e che questo scuota le coscienze della classe dirigente spesso troppo impegnata nella ricerca di un supposto consenso e troppo poco nella ricerca del bene comune, della legalità, della giustizia e dimentica che lo stato dei nostri tribunali e dei nostri penitenziari è anche indice del nostro grado di civiltà.
Si impegni anche il nuovo guardasigilli, che conosco da anni ed è persona competente e che conosce meglio di me il problema. Certamente assumerebbe su di se un onere gravoso ma si dimostrerebbe attento al futuro della nostra giustizia.

fonte: Ristretti.it

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