domenica 21 agosto 2011

Dramma carceri, si comincia a parlare di amnistia


di Pasquale Giordano

Aprile online, 20 agosto 2011

Non si è spenta l’eco dell’iniziativa dei Radicali e delle altre associazioni che lo scorso 14 agosto si sono astenuti dal bere e dal mangiare in segno di protesta per il dramma carceri che il nostro Paese sta vivendo. La discussione nel paese su quali soluzioni adottare è stringente e non è esente da guerre di posizioni. Intanto si fa strada l’ipotesi di amnistia.

Alla forma di protesta hanno partecipato in oltre duemila, ma tra tutti è suonata come un colpo di cannone l’adesione del presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso, che ha fatto proprio il monito del capo dello Stato. La sponda più importante per i firmatari della protesta è arrivata dallo stesso Napolitano che, in una nota diffusa a margine della telefonata avuta con Pannella, è tornato sull’argomento chiedendo al Parlamento di intervenire in tempi ravvicinati per sanare questa emergenza nazionale.

Chi dovrebbe avere in agenda proprio questa urgenza è il Guardasigilli che, rispondendo ad una lettera aperta del sindaco di Lamezia Terme che lamentava la drammatica situazione della casa circondariale lametina (+186% di sovraffollamento, dati Uil-Pa Penitenziari), si è detto contrario a qualsiasi ipotesi di amnistia in quanto “Non percorribile politicamente”, sostenendo invece la strada della depenalizzazione di taluni reati.

 Piccata e immediata è stata la replica di Enrico Sbriglia, segretario nazionale del Sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari (Sidipe) “Sono almeno 20 anni - ha esordito - che sento parlare dell’esigenza di ‘sfrondare il catalogò delle pene previste dal codice penale. La questione è stata al centro dei lavori di ben quattro commissioni parlamentari, ma non è mai successo niente. La nave della Giustizia italiana è in fiamme e le parole del ministro suonano come quelle di chi, a cospetto di una nave che va a fuoco e affonda, propone di costruirne delle altre per andare a salvare quella in procinto di sparire”.

La presa di posizione del neoministro di via Arenula, però, sono sembrate prima di tutto una risposta indiretta proprio al Capo dello Stato il quale, nel corso dell’intervento al convegno Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano organizzato dai Radicali lo scorso 28 luglio, aveva voluto sottolineare “il peso gravemente negativo di oscillanti e incerte scelte politiche e legislative” oscillanti tra “depenalizzazione e “depenitenziarizzazione”, e ciclica ripenalizzazione”.

Inoltre il richiamo ad una comunione della politica affinché si vaglino tutte le possibilità senza escludere “pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria”, è sembrato un suggerimento celato verso misure che necessitano della maggioranza parlamentare quali possono essere indulto e amnistia.
Alla posizione irriducibile di Nitto Palma ha poi risposto Marco Pannella, che ai microfoni di Skytg24 ha evidenziato come “L’amnistia serve per la giustizia, per i magistrati, per i 9 milioni di cittadini che potrebbero aspettare anni per avere giustizia nei tribunali e nei processi.

 Le iniziative di depenalizzazione noi le chiediamo da 10 anni, ma senza l’amnistia e l’indulto non possiamo fare tutte le altre cose”.

Anche Sbriglia si è detto sicuro che l’unica soluzione sia l’amnistia: “Neanche l’indulto, come è avvenuto nel 2006, perché nel cancellare solo la pena e non il reato, costringerebbe comunque la macchina della Giustizia a doversi sobbarcare il peso del cumulo dei processi arretrati.” Meglio l’amnistia, ha concluso Sbriglia a patto che “tutto ciò che si andrà a risparmiare venga destinato all’assunzione di nuovi direttori, nuovo personale della polizia penitenziaria e ad un radicale ammodernamento delle carceri, capace di permettere davvero il graduale reinserimento nella società dei detenuti, così come è scritto nella Costituzione”.

fonte: RISTRETTI.It

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