domenica 14 agosto 2011

Dietro le sbarre tra affollamento, rieducazione,pentimento e sofferenza


Dietro le sbarre tra affollamento, rieducazione,pentimento e sofferenza     
 

Da un po’ di tempo si parla che le carceri italiane scoppiano per il sovraffollamento. In realtà le carceri italiane potrebbero ospitare circa 45.000 detenuti ma oggi ne ospitano circa 65.000. Se è già difficoltoso con il personale a disposizione delle carceri italiane venire incontro alle esigenze personali, sociali, familiari, ecc. di 45.000 persone possiamo immaginare come con lo stesso personale certamente le difficoltà e i disagi per i detenuti aumentino a dismisura. 

Così ad esempio mentre la legge prevede per ogni detenuto un certo numero di mq a disposizione per ogni singolo detenuto, con il sovraffollamento gli spazi si riducono sensibilmente. Se per il detenuto son previste 4 ore di aria libera con il sovraffollamento le ore di aria si riducono a 2 e così via di seguito.


 Il carcere in questa maniera diventa un luogo dove per il sovraffollamento alla sofferenza della detenzione si aggiunge la sofferenza delle celle sovraffollate e dove è facile che la convivenza generi disagi talvolta insopportabili e che sono all’origine di risse e di momenti di tensione soprattutto tra extracomunitari. 


Tutti i servizi a cui hanno diritto per legge i detenuti in questa maniera diventano sempre più rari e spesso inesistenti. Spesso gli educatori, gli assistenti sociali, gli psicologi non hanno il tempo materiale per potere sentire tutti i detenuti e in questa maniera proporre un programma rieducativo personalizzato che consenta al detenuto di vivere la detenzione in maniera serena e nel contempo prepararsi al reinserimento nella società diventa quasi impossibile. 


Durante la detenzione il detenuto potrebbe avere il tempo per riflettere sui propri errori e attraverso l’aiuto del personale educativo, degli agenti, del cappellano, dei medici, degli assistenti sociali, degli psicologi; tutto questo esige però tempo, disponibilità, serenità ed occasioni di incontri vari con tutto il personale del carcere. 


Il detenuto spesso rimane solo con i suoi problemi. 
Pensa alle difficoltà della famiglia, pensa ai disagi dei figli spesso minorenni ed in età scolastica che proprio a causa della detenzione del padre non riescono a seguire con assiduità le lezioni scolastiche e quindi spesso abbandonano anzitempo la scuola. 
Situazione drammatica è quella dei detenuti che manifestano problematiche legate alla droga o patologie psichiatriche. Il recupero è affidato al personale specializzato ma spesso i tempi per l’intervento sono lunghi e le sofferenze dei detenuti per le loro vicende personali si trascinano a dismisura. In queste condizioni il reinserimento, il pentimento, la rieducazione lasciano lo spazio alla solitudine esistenziale per i detenuti e alla disperazione e alla rabbia che sfociano spesso in insofferenza verso il regime carcerario e in richiesta di aiuto per potersi sentire sempre e comunque persone con diritti e cittadini che scontano una pena per quello che hanno fatto, ma che non possono subire una pena supplementare per le inefficienze e le inadempienze del regime carcerario italiano, che purtroppo non riesce ad applicare le leggi dello Stato, sia perché mancano i mezzi economici sia perché il personale è sempre più carente, mentre i detenuti aumentano vertiginosamente.


 La sofferenza, la rabbia, la delusione prende anche e soprattutto le famiglie dei detenuti che spesso sembra che scontino la stessa pena dei familiari ristretti. Una sofferenza particolare vivono certamente i detenuti extracomunitari sia per la loro condizione di stranieri ma soprattutto perché il contatto con le loro rispettive famiglie di origine è pressoché impossibile. Spesso le famiglie non sono a conoscenza che i loro familiari in Italia stanno scontando una pena detentiva . Grave è per questa categoria di detenuti la loro situazione economica. Spesso non sono in grado di poter spedire una lettera o di potere effettuare una telefonata ai loro familiari. Molti detenuti extracomunitari erano venuti in Italia con la prospettiva di un lavoro ed invece si sono trovati invischiati in situazioni di malavita che li hanno portato a delinquere e a trovarsi condannati a scontare delle pene detentive nelle carceri italiane.


 Particolare attenzione meritano i detenuti che ritengono di scontare una pena ingiusta. Spesso si chiudono in un silenzio pieno di rancore e di rabbia. Il carcere registra anche la sofferenza delle donne detenute soprattutto per motivi di droga o di prostituzione. Quanta miseria, povertà umana e cattiveria si legge negli occhi di giovane donne che non sono riuscite a sfuggire alla sirena del denaro facile o della droga.


fonte: La Risacca

Nessun commento:

Posta un commento