mercoledì 17 agosto 2011

Dentro il carcere di Marsala.


Le inchieste
 
Il grosso cancello si apre. Ci aspettavamo di peggio, all’interno di quella che fu una vecchia fortezza di età borbonica. Il carcere di Marsala, a pochi passi  dal centro storico, ospita una cinquantina di detenuti. Un leggero sovraffollamento. Ma è un problema nazionale, quello dell’esubero.
Ce lo spiegano il Dirigente della Casa circondariale, Dott. Paolo Malato, e il Comandante del Reparto Polizia Penitenziaria, Carmelo Arena.
“La popolazione  è superiore rispetto al limite previsto dal Ministero della giustizia. Però rientra nei parametri di vivibilità. Un sovraffollamento del 30% come a Marsala, purtroppo, è standard per tutti gli istituti penitenziari italiani”. Se guardiamo alle carceri in provincia di Trapani la situazione è più grave. Gli istituti penitenziari di Trapani e Castelvetrano, ad esempio, sforano il 100% di detenuti in più. ”. Infatti può succedere che ci sia una sinergia e che dagli altri istituti, in situazione più critica per sovraffollamento, vengano trasferiti alcuni detenuti a marsala per sfoltire il sovraffollamento.” Sono valutazioni che fa il provveditorato regionale degli istituti penitenziari. Semplicemente ci atteniamo alle direttive”.
Il numero dei detenuti a Marsala? “Varia, perché essendo una casa circondariale il numero di ingressi e scarcerazioni sono frequenti. Al momento ne abbiamo 51, contro una capienza regolare che dovrebbe essere di 35. Qui sono detenute persone in attesa di pena definitiva. Non è una casa di reclusione anche se ci sono comunque definitivi a cui rimane poco da scontare”.
Il comandante Arena è giovane e preparato. Ha 32 anni e da due mesi dirige il settore di Polizia Penitenziaria al carcere marsalese. Con soddisfazione ci dice che la situazione, in quanto a vivibilità, è molto tranquilla. Ci sono casi che comunque sono oggetto di particolari attenzioni delle varie aree di sicurezza, rieducativa e sanitaria.  “Abbiamo degli ottimi segnali, però,  grazie al lavoro della direzione per coordinare la collaborazione delle aree.  Ogni detenuto è comunque soggetto a particolari attenzioni da parte del personale”.  E queste attenzioni nei giorni scorsi hanno evitato a Saiful Islam, il bengalese che ha sgozzato Ludovico Corrao, di portare a termine il suo tentativo di suicidio.
È stato un caso però. Arena e Malato ci dicono che sono molto rari gli atti di autolesionismo e di suicidi o tentati suicidi. “Il contesto dal punto di vista lavorativo è ottimo, c’è sicuramente di peggio. Si cerca di prevenire i rischi per eventuali disagi. Anche perché a catena si possono sviluppare malumori anche nelle diverse aree, quindi l’attenzione è sempre alta”.
Il ruolo delle case di reclusione: non è solo punire chi ha violato la legge, anzi si mira soprattutto alla rieducazione.  A Marsala però non ci sono molti detenuti che lavorano. “Non dipende né dalla direzione – ci dice il comandante Arena - né dalla polizia penitenziaria. Dipende dai fondi del ministero.  Le pene alternative però vengono incentivate, sempre in base ai limiti della legge. Il recente provvedimento “svuotacarceri” in base alle statistiche ha una utilità, anche se marginale in quanto non coinvolge i cittadini stranieri senza fissa dimora, che sono la maggioranza in Italia”. E a Marsala circa il 50% dei detenuti sono extracomunitari:  scafisti o spacciatori di stupefacenti.
Tra i detenuti  la convivenza è normale, ovviamente, ogni tanto ci scappa la lite, ma niente di drammatico per fortuna. Ed evasioni? “Ci sono poche fughe. Le caratteristiche dell’istituto non permettono un’evasione facile. Qualche anno fa succedeva che qualcuno tentava di fuggire ma le misure di sicurezza poi sono state rafforzate”. Fu eclatante, infatti, quella fuga in cui il detenuto scese dall’antenna. “Successe nel 1999 e fu il penultimo”. E l’ultimo? “Tale Gaudino. Ripreso a Piacenza. È  successo nel 2001”. Da Gaudino ad oggi non ci sono state più evasioni.
“Comunque rispetto all’istituto di Trapani la situazione è migliore. Lì è più grande con problematiche anche amplificate”. L'anno scorso ci fu un’estate calda a Trapani perché molti agenti penitenziari hanno avuto problemi, sono stati anche aggrediti da alcuni detenuti. “La professionalità degli operatori penitenziari è molto alta”. Tra l’altro il lavoro di agente penitenziario è molto stressante. Molti, infatti, chiedono di andare in malattia per causa di servizio. “Il lavoro nelle sezioni è molto impegnativo. Infatti, con accordi regionali, sono previste delle rotazioni degli agenti”.
E con i detenuti, un agente penitenziario come deve comportarsi? “Bisogna dimostrare il pugno duro però sempre nel rispetto della legge e dei loro diritti.
Per quanto riguarda il personale, l’argomento è scottante. ”Come in tutta Italia ci sono carenze anche nel nostro istituto. Naturalmente degli agenti in più farebbero comodo, però non dipende da noi ma dal ministero. Ovviamente se abbiamo delle richieste chiediamo all’ufficio superiore”.
fonte: http://marsala.it/

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