giovedì 18 agosto 2011

Carcere di Marassi: le difficoltà di un colloquio

 Cara Elledizeta

 Quello che mi è capitato oggi merita una segnalazione pubblica perchè credo possa essere ritenuto una sopraffazione, una violazione dei diritti civili sanciti dalla legge italiana.


 Oggi, finalmente, dopo lunghe trafile burocratiche che non immagini, sono andata a trovare il mio fidanzata detenuto nel carcere di Marassi , a Genova.


  Io e lui stavamo insieme prima del suo arresto ma non abbiamo ritenuto necessario condividere la residenza fino a quando non abbiamo compreso che, ai fini del colloquio,  lo stato di carcerazione necessita di  una convivenza reale cioè, in pratica, coabitare anagraficamente sotto lo stesso tetto.

 La legge prevede che un condannato possa spostare la propria residenza e, avviata la pratica, ho finalmente inserito nel mio nucleo familiare il mio amore.


 Con uno Stato di famiglia autocertificato, come previsto dalla legge, mi sono recata all'ufficio colloqui del carcere.
 E' stata una doccia fredda quando mi son sentita rispondere che non è possibile che subentri una convivenza successivamente all'arresto!!!

 Ho tentato pacatamente di spiegare che la convivenza non significa per forza di cose abitare insieme , soprattutto se uno della coppia è in cella... il Comune in cui risiedo infatti ha accettato la pratica pur non potendo verificare l'effettiva presenza del richiedente per ovvi motivi...


 Ho telefonato seduta stante all'avvocato il quale mi ha confermato che la prassi da me seguita era corretta.
 Nulla da fare,  tre omaccioni palestrati  forti dei loro gradi, della loro divisa e di non so quale potere attribuito, si sono messi ad inveire contro di me...


 Ho lasciato la stanza amareggiata ma non mi sono data per vinta.
 Mi sono così recata alla porta di accesso principale dove ho chiesto ad una guardia un colloquio con il direttore... non era in sede, il comandante? nemmeno, un ispettore? in giro, chissà dove....
 Ho spiegato i motivi delle rimostranze da esporre a qualsivoglia superiore chiamando "guardie"  gli addetti ai colloqui: apriti cielo!!!! - CHI SONO LE GUARDIE??????- ha tuonato alzandosi in piedi il tipo dietro il vetro , - Vabbè, poliziotti penitenziari...cosa cambia?- , - Perchè urla "poliziotto penitenziario????" Io mi rivolgo a lei in modo pacato e gentile! , non vede?-


 L'intervento di una gentile poliziotta ha calmato le ire funeste del collega iperteso ed ho nuovamente dovuto affrontare l'addetto ai colloqui, il quale ,sempre più furibondo mi ha detto che avrei ottenuto accesso al colloquio solo dietro presentazione dello Stato di famiglia originale ... il motivo?
 Questa è bellissima, ascolta:
Qui dentro c'è pieno di gente che attesta il falso e lei potrebbe essere una di queste persone!!!!


Mio dio...... qui scappa la parolaccia!!!!
 mi trattengo perchè vorrei anche fargli presente che quanto appena affermato si chiama DIFFAMAZIONE!


 Al suo : - LEI NON  CAPISCE! - segue automaticamente il mio -No, è lei che non capisce, signor poliziotto penitenziario!-

 Questa credo sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso : 
- AH! SE LEI AFFERMA CHE IO NON CAPISCO ; ME NE VADO!!!!- 
ma io ancora infierisco con : 
- Ah, lei può affermare che io non capisco ma non accetta la stessa frase rivolta contro di lei?, complimenti!-


 Beh, il colloqui non l'ho ottenuto, mi sono alzata alle 6 del mattino, ho percorso un centinaio di kilometri per nulla ed ora ho fatto quel che ogni cittadino dovrebbe fare in questi casi : 



Il pubblico ufficiale o il funzionario dell'ufficio pubblico che non ammette l'autocertificazione o la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, nonostante ci siano tutti i presupposti per accoglierla, incorre nelle sanzioni previste dall'art. 328 del Codice penale e rischiano di essere puniti per omissioni o rifiuto di atti d'ufficio.

Il cittadino dovrà, in primo luogo, accertare chi è il responsabile della pratica inoltrata, richiedendo nome, cognome e qualifica, inoltre è necessario conoscere il numero di protocollo della stessa e il tipo di procedimento attribuito.

Così come la Pubblica Amministrazione sa chi è il suo interlocutore, il cittadino, ha altrettanto diritto di sapere chi segue il procedimento che lo riguarda e come risalire agli atti relativi.

Ottenuti i dati, il cittadino dovrà richiedere, per iscritto, le ragioni del mancato accoglimento dell'autocertificazione o della dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà segnalando anche, per conoscenza, il tesserino, con gli estremi della pratica al Comitato Provinciale della Pubblica Amministrazione presso la Prefettura del luogo in cui è stata rifiutata l'autocertificazione e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dip. Funzione Pubblica - ROMA.
La richiesta deve essere redatta in forma scritta. Se entro trenta giorni dalla data della richiesta, il pubblico ufficiale o l'incaricato non compie l'atto e non risponde per esporre le ragioni del ritardo/rifiuto, scattano i presupposti per le sanzioni della reclusione fino a un anno o della multa fino a due milioni di lire.
Il termine dei trenta giorni decorre dalla data di ricezione della richiesta.
La procedibilità è d'ufficio, pertanto non sono richieste querele, istanze o quant'altro.
Quindi colui che si vedrà rifiutata la propria autocertificazione o la dichiarazione sostitutiva, si troverà nelle condizioni di denunciare semplicemente l'omissione di atti d'ufficio.

La mail di segnalazione è già partita , per conoscenza invio il tutto tramite raccomandata al Signor Mazzeo, direttore del carcere e poi ... non mi resta che attendere.


Un'ultima riflessione... poveri detenuti, in quali mani...  !!!!!!!!!! 






                                                                                                                               XYZ





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