venerdì 5 agosto 2011

La soluzione di Ginevra al sovraffollamento carcerario





Il direttore di Champ-Dollon (a destra) ha fatto visitare il nuovo edificio ai ministri ginevrini Mark Muller e Isabel Rochat.
Il direttore di Champ-Dollon (a destra) ha fatto visitare il nuovo edificio ai ministri ginevrini Mark Muller e Isabel Rochat. (Keystone)


Di Samuel Jaberg, swissinfo.ch

Tristemente nota per essere la più sovraffollata della Svizzera, la prigione di Champ-Dollon ha inaugurato un nuovo edificio capace di accogliere fino a cento detenuti supplementari. Un passo nella giusta direzione che tuttavia non risolverà il problema cronico delle carceri elvetiche.


Celata tra due villaggi nella periferia di Ginevra, a poca distanza dalla frontiera francese, la prigione di Champ-Dollon appare come un grande cantiere. Tre gru muovono le loro braccia nel cielo, a simbolizzare la frenesia che da qualche mese si è impossessata del luogo.

Gli imponenti muri sormontati dal filo spinato che circondano la gigantesca struttura - e le numerose guardie che sorvegliano il va e vieni di camion e operai - riassumono bene la situazione: ampliare il complesso carcerario, mantenendo al contempo le attività quotidiane, è una sfida colossale. Soprattutto nel contesto ad alta tensione attuale.

Dall’inizio degli anni 2000, il carcere è in effetti confrontato a un sovraffollamento cronico. Concepito per accogliere 270 detenuti, il penitenziario di Champ-Dollon ne ospita oggi quasi il doppio. Soltanto un anno fa, erano addirittura 622 i detenuti costretti a una promiscuità estrema.

Costruita in tempo record

In questa giornata grigia e fresca del mese di luglio, la prigione ha aperto le sue porte alla classe politica e giudiziaria ginevrina. Non sorprende dunque che quando la trentina di giornalisti presenti è uscita nel cortile per immortalare la nuova struttura, dall’edificio principale si è alzato un coro di insulti e fischi...

Per evitare di perturbare eccessivamente la calma precaria del posto, la cerimonia protocollare si è svolta nella palestra. Il presidente del governo ginevrino, Mark Muller, ha salutato la concretizzazione di un progetto «fuori dal comune», sottolineando che sono trascorsi soltanto 18 mesi tra la decisione del Consiglio di Stato (esecutivo cantonale) e l’inaugurazione del nuovo edificio. Un annesso costato 35 milioni di franchi e in grado di accogliere un centinaio di detenuti.

«Una velocità del tutto insolita per Ginevra», ha osservato il ministro liberale radicale (centro destra) a capo del dipartimento delle infrastrutture. «È il compimento di un progetto necessario sia per i detenuti sia per i secondini, i quali lavorano in condizioni estremamente difficili», ha affermato Mark Muller.

«Siamo sollevati siccome le condizioni di detenzione miglioreranno», ha aggiunto la collega di governo Isabel Rochat, a capo della Sicurezza e della Polizia.
«Il rispetto della persona, indipendentemente dal crimine commesso, è stato troppo spesso calpestato nella nostra storia».

Fino a poco tempo fa, la “polveriera” di Champ-Dollon è stata spesso al centro della cronaca. Il 2010 non ha fatto eccezione, con numerose sommosse e l’aggressione, nel mese di ottobre, ai danni di cinque secondini. Recentemente, la stampa ginevrina ha rivelato l’apertura di quattro inchieste interne in seguito alle denunce per maltrattamento inoltrate dai detenuti.

Una situazione esplosiva denunciata a più riprese dalle organizzazioni a difesa dei diritti umani. Esprimendosi in difesa dei suoi collaboratori, il direttore della prigione Constantin Franziskakis ha fatto notare che «una prigione sovraffollata è un luogo in cui, inevitabilmente, succedono degli incidenti. Non abbiamo a che fare con persone facili, ma questi incidenti rimangono isolati».

Nuovo codice procedurale

Nel 2008, il sovraffollamento a Champ-Dollon era stato criticato da un rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa. Una situazione indegna per un cantone che ospita sul suo territorio le principali istituzioni a difesa dei diritti umani, ha riconosciuto Isabel Rochat. «Un cantone e un paese sono giudicati in base al modo in cui gestiscono la loro sicurezza. Ginevra è la culla delle organizzazioni umanitarie: deve quindi dare l’esempio e offrire luoghi di detenzione che rispettano i diritti più basilari».

Ma allora perché si è atteso così tanto per ampliare la prigione? «Dobbiamo ammettere che non abbiamo reagito al rapido aumento del numero di detenuti. Speravamo che, dopo aver raggiunto un massimo, le cifre sarebbero ridiscese. Ma non è stato così», ha detto Rochat.

A sollevare in un certo qual modo il direttore di Champ-Dollon e i suoi circa 300 collaboratori è stato un cambiamento legislativo introdotto all’inizio dell’anno. Il nuovo codice di procedura penale non prevede in effetti più la detenzione preventiva sistematica per chi commette delitti di lieve entità. Da circa un anno, la prigione registra così il 25% dei detenuti in meno.

Non si può comunque affermare di aver risolto tutti i problemi, dal momento che la prigione disporrà di 370 posti per 456 detenuti. Nemmeno la ministra incaricata della sicurezza si mostra ottimista: «Per ciò che concerne la sicurezza, la situazione a Ginevra è molto critica. Il nostro cantone è diventato una sorta di supermercato senza cassa. Purtroppo non assisteremo a una diminuzione del numero di detenuti», ha commentato Rochat.

Problema nazionale

Nel 2013 dovrebbe sorgere un altro edificio, destinato ad accogliere 92 detenuti affetti da problemi psichici. La struttura annessa per l’esecuzione delle pene della Brenaz, inaugurata nel 2008, accoglierà dal canto suo 150 nuovi detenuti entro il 2015. E la costruzione di una nuova prigione a Champ-Dollon dipenderà dall’evoluzione del numero di detenuti nel corso dei prossimi mesi. «Vogliamo agire in fretta», ha dichiarato Mark Muller.

Di recente, la Lega svizzera dei Diritti dell’Uomo ha da parte sua denunciato questa evoluzione repressiva, sostenendo che i posti creati avranno come unico effetto «la moltiplicazione dell’incarcerazione della popolazione e il rafforzamento dell’abuso della detenzione preventiva, frutto di un populismo penale inammissibile».

Seppur simbolizzato dalla prigione di Champ-Dollon, il sovraffollamento carcerario non è un problema che tocca soltanto Ginevra. Al 1. settembre 2010, data dell’ultima indagine dell’Ufficio federale di statistica, il tasso di occupazione medio delle prigioni svizzere era del 92,5%.

Ad essere particolarmente problematica è la situazione nei cantoni latini, con una proporzione che raggiunge il 105%. «Le prigioni - conclude Isabel Rochat - sono piene ovunque in Svizzera. Così come il numero di poliziotti, anche il sovraffollamento delle prigioni è un problema. Dobbiamo risolverlo insieme».

Samuel Jaberg, swissinfo.ch
Champ-Dollon, Ginevra
Traduzione di Luigi Jorio

Nessun commento:

Posta un commento