venerdì 5 agosto 2011

Carceri italiane: sovraffollamento, suicidi, stupri e violenze. Un inferno


Milano, 11 giugno 2011. Spoleto, 3 giugno 2011: un ergastolano di 53 anni si impicca. E' il 26° suicidio del 2011 nelle prigioni italiane.

Dall'inizio dell'anno si sono verificati 68 decessi ufficiali, che in realtà sono di più, perché l'Ammministrazione Penitenziaria non considera come avvenute in carcere le morti verificatesi negli ospedali dove vengono trasferiti i detenuti in gravi condizioni.

Nelle 208 strutture di detenzione italiane sono attualmente accolti circa 67.600 prigionieri, contro una capienza massima di 45.543 posti. Una condizione di sovraffollamento in cui si verificano migliaia di casi di stupro (specie nei confronti di detenuti giovani, che per paura e vergogna non li denunciano quasi mai), altrettanti casi di aggressione violenta (di cui circa 1900 denunciati: la punta di un iceberg), innumerevoli prevaricazioni, minacce, intimidazioni, episodi di persecuzione fisica e psicologica.

L'enorme preponderanza di suicidi di detenuti di sesso maschile rispetto alle donne è dovuto prevalentemente proprio alla pratica degli stupri, che colpisce i prigionieri maschi, specie se giovani e/o longilinei, secondo gli studi. Nel 2011 si sono verificati 340 tentati suicidi, sempre secondo i dati ufficiali, e 1.860 atti di autolesionismo. Negli ultimi vent'anni, più di mille detenuti si sono suicidati e almeno 20 mila hanno tentato di togliersi la vita. Vale a dire il 2% dei detenuti, una percentuale che non ha uguali non solo nel mondo democratico, ma anche nei regimi integralisti. Da molte parti si denuncia questa tragica realtà, in cui i crimini più efferati restano impuniti per un tacito patto che vige solo all'interno del sistema penitenziario, mentre la vita di chi è costretto a scontare una pena detentiva non ha più la benché minima tutela contro abusi e persecuzioni. Tuttavia, sembra che questa sacca di orrore e ingiustizia non desti un vero interesse da parte delle istituzioni, che non muovono alcun passo per cambiare lo stato delle cose, limitandosi a stigmatizzare sovraffollamento e degrado. 

E' importante che la società civile non accetti questa situazione di stallo e metta a punto nuovi metodi di protesta civile, spostando il dibattito nelle sedi internazionali, per evitare che l'inferno penitenziario italiano continui ad accogliere "anime dannate" privandole dei diritti fondamentali della persona sanciti dalla Costituzione e dalle Carte internazionali. Il Gruppo EveryOne, che si impegna da anni contro l'esistenza di questo spietato carnaio in cui si consumano infinite atrocità, presenterà un dossier-carceri in Italia all'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, allo Special Rapporteur Onu sulla Tortura a altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani o degradanti, al Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti, nonché agli altri organismi internazionali deputati alla tutela dei diritti umani affinché siano prese le misure adeguate e venga posta fine alla condizione disumana in cui sono costretti a vivere e morire i detenuti nel nostro paese.



Giustizia: EveryOne; nelle carceri italiane 3mila stupri ogni anno, le guardie sono conniventi


Agi, 10 giugno 2010. Gli stupri e la schiavitù sessuale di cui sono vittime i detenuti più giovani è concausa almeno nel 40% dei casi di suicidio in carcere. È la denuncia di Roberto Malini, co-presidente per l’Italia di EveryOne, associazione che si occupa di diritti umani. “Lo abbiamo riscontrato attraverso le nostre consulenze psicologiche - ha spiegato Malini nel corso di KlausCondicio, il programma condotto da Klaus Davi su YouTube - che tra l’altro attestano che lo stupro colpisce la popolazione giovanile carceraria. Oltre allo stupro anale, il giovane viene costretto a praticare la fellatio e altre forme di sesso coatto. Queste ricerche attestano anche la forte tendenza all’autolesionismo, visto che molti ragazzi si tagliano braccia, gambe e petto pur di sottrarsi a tali pratiche”. EveryOne, consulente dell’Alta Corte dei Diritti Umani dell’Onu, ha denunciato lo Stato italiano per le condizioni inumane in cui versano i detenuti nelle carceri e per la condizione di schiavitù sessuale dei più giovani.

“La denuncia ha sortito un primo effetto visto che - ha rivelato Malini nel corso dell’intervista a Klaus Davi - il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha rivolto il 9 febbraio scorso all’Italia ben 92 ‘raccomandazionì: si va dalla denuncia della tratta di esseri umani ai ritardi di Roma nel recepire il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, passando per il “Pacchetto sicurezza” e la situazione delle carceri. Purtroppo il 4 giugno l’Italia ha detto no alle raccomandazioni riguardanti la tortura, mentre ha accettato quelle rivolte al sovraffollamento e alle condizioni di detenzione; tuttavia si tratta di raccomandazioni generiche che difficilmente condurranno a provvedimenti concreti”.

“I casi di stupri e di schiavitù sessuale stimati nelle carceri italiane - spiega Malini - sono oltre tremila ogni anno, una cifra che corrisponde a ben il 40% di tutti gli stupri che vengono perpetrati in Italia anche grazie alla connivenza delle guardie carcerarie. I casi non vengono denunciati - continua - esiste una omertà che coinvolge tutti: guardie carcerarie e carcerati stessi, oltre che strutture mediche che non sono adibite al controllo dei sintomi come abrasioni anali o rettali. Non vengono fatte visite specifiche.

I direttori, le guardie e gli educatori tollerano questo stato di cose, ritenendolo parte della pena da scontare, perché per molti di loro la prigione deve essere un inferno. Vi sono anche guardiani ed educatori - continua Malini - che provano eccitazione di fronte allo spietato sadomasochismo. Oltre a questo, esiste una omertà culturale tipicamente italiana per la quale lo stupro di una donna viene considerato gravissimo e quello di un uomo passa sotto silenzio”.
“L’ultimo caso è avvenuto a San Vittore - denuncia Malini - un giovane rom di 19 anni, detenuto per un piccolo furto, è stato fin dall’inizio del soggiorno in carcere vittima di una serie di stupri, culminati con una violenza di gruppo. Per sottrarsi a questa situazione ha lottato con tutte le sue forze, fino a farsi una ventina di tagli sul corpo. Solo allora, completamente ricoperto di sangue, le guardie l’hanno spostato in un altro settore.

Siamo in grado di documentare oltre 100 casi di stupro avvenuti nelle carceri italiane, che colpiscono soprattutto i giovani detenuti stranieri, molti dei quali sentiti nel corso della nostra indagine. I nostri riscontri sono stati evidenti, con nomi e cognomi. Grazie alla nostra denuncia, l’Alto Commissariato dell’Onu ha fatto alcune raccomandazioni all’Italia sullo stato di degrado delle carceri”. 

Cascini (Dap): contro stupri consentire a detenuti rapporti sessuali con famigliari

“Gli stupri in carcere avvengono. I rischi di rapporti sessuali non volontari tra detenuti sono reali, come è alto il rischio di diffusione di gravi malattie infettive come l’Aids”. Lo ha detto il giudice Francesco Cascini, direttore dell’ufficio ispettivo presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, commentando a KlausCondicio, i dati diffusi dal Gruppo EveryOne sugli stupri in carcere Per Cascini distribuire preservativi nelle carceri “sarebbe sicuramente una cosa molto utile, prioritario però sarebbe assicurare i legami dei detenuti con i propri nuclei famigliari, consentendo loro di avere rapporti sessuali con i propri partner”, come avviene in altri Paesi.


Carceri: 40% suicidi sarebbe dovuto a stupri; Italia denunciata


Roma, 10 giugno 2011. Gli stupri e la schiavitù sessuale di cui sono vittime i detenuti più giovani è concausa almeno nel 40% dei casi di suicidio in carcere. È la denuncia di Roberto Malini, co-presidente per l'Italia di EveryOne, associazione che si occupa di diritti umani. «Lo abbiamo riscontrato attraverso le nostre consulenze psicologiche - ha spiegato Malini nel corso di KlausCondicio, il programma condotto da Klaus Davi su YouTube - che tra l'altro attestano che lo stupro colpisce la popolazione giovanile carceraria. 

Oltre allo stupro anale, il giovane viene costretto a praticare la fellatio e altre forme di sesso coatto. Queste ricerche attestano anche la forte tendenza all'autolesionismo, visto che molti ragazzi si tagliano braccia, gambe e petto pur di sottrarsi a tali pratiche». EveryOne, consulente dell'Alta Corte dei Diritti Umani dell'Onu, ha denunciato lo Stato italiano per le condizioni inumane in cui versano i detenuti nelle carceri e per la condizione di schiavitù sessuale dei più giovani. 

«La denuncia ha sortito un primo effetto visto che - ha rivelato Malini nel corso dell'intervista a Klaus Davi - il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha rivolto il 9 febbraio scorso all'Italia ben 92 “raccomandazioni”: si va dalla denuncia della tratta di esseri umani ai ritardi di Roma nel recepire il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, passando per il “Pacchetto sicurezza” e la situazione delle carceri. Purtroppo il 4 giugno l'Italia ha detto no alle raccomandazioni riguardanti la tortura, mentre ha accettato quelle rivolte al sovraffollamento e alle condizioni di detenzione; tuttavia si tratta di raccomandazioni generiche che difficilmente condurranno a provvedimenti concreti».

«I casi di stupri e di schiavitù sessuale stimati nelle carceri italiane - spiega Malini - sono oltre tremila ogni anno, una cifra che corrisponde a ben il 40% di tutti gli stupri che vengono perpetrati in Italia anche grazie alla connivenza delle guardie carcerarie. I casi non vengono denunciati - continua - esiste una omertà che coinvolge tutti: guardie carcerarie e carcerati stessi, oltre che strutture mediche che non sono adibite al controllo dei sintomi come abrasioni anali o rettali. Non vengono fatte visite specifiche. I direttori, le guardie e gli educatori tollerano questo stato di cose, ritenendolo parte della pena da scontare, perchè per molti di loro la prigione deve essere un inferno. Vi sono anche guardiani ed educatori - continua Malini - che provano eccitazione di fronte allo spietato sadomasochismo. Oltre a questo, esiste una omertà culturale tipicamente italiana per la quale lo stupro di una donna viene considerato gravissimo e quello di un uomo passa sotto silenzio». «L'ultimo caso è avvenuto a San Vittore - denuncia Malini - un giovane rom di 19 anni, detenuto per un piccolo furto, è stato fin dall'inizio del soggiorno in carcere vittima di una serie di stupri, culminati con una violenza di gruppo. 

Per sottrarsi a questa situazione ha lottato con tutte le sue forze, fino a farsi una ventina di tagli sul corpo. Solo allora, completamente ricoperto di sangue, le guardie l'hanno spostato in un altro settore. Siamo in grado di documentare oltre 100 casi di stupro avvenuti nelle carceri italiane, che colpiscono soprattutto i giovani detenuti stranieri, molti dei quali sentiti nel corso della nostra indagine. I nostri riscontri sono stati evidenti, con nomi e cognomi. Grazie alla nostra denuncia, l'Alto Commissariato dell'Onu ha fatto alcune raccomandazioni all'Italia sullo stato di degrado delle carceri». (AGI)
fonte: http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/MainPage.html

Nessun commento:

Posta un commento