martedì 2 agosto 2011

Carceri sovraffollate l'amnistia non basta

Articolo di Roberto Martinelli pubblicato su Il Secolo XIX, il 02/08/2011



La recente fiaccolata serale organizzata dai Radicali davanti al carcere di Marassi ha riproposto il tema del grave sovraffollamento penitenziario.
Non è mia competenza dire se possa essere l'amnistia che fortemente invocano i Radicali, e Marco Pannella in particolare (che è arrivato ad attuare la protesta estrema - pacifica e non violenta dello sciopero della fame e della sete), la panacea di tutti i mali. Certo è che se, come è avvenuto per l'indulto del 2006, al provvedimento di legge non segue parallelamente un complessivo ripensamento del sistema sanzionatorio in Italia ci troveremmo punto e a capo in poco tempo.
Lo insegna proprio l'esperienza dell'indulto del 2006, del quale beneficiarono oltre 35 mila persone, un terzo delle quali rientrò nelle patrie galere in brevissimo tempo.
È del tutto evidente che se chi esce dal carcere non ha prospettive per entrare consapevolmente in un circuito sociale di legalità e una vera e propria volontà di cambiare vita, nel 90 per cento dei casi torna a delinquere.
A mio avviso bisognerebbe ripensare il carcere e realizzare un nuovo ruolo per l'esecuzione della pena in Italia, che preveda circuiti penitenziari differenziati e un maggiore ricorso alle misure alternative attraverso, da un lato, un carcere invisibile sul territorio cui affidare tutti coloro che commettono un reato che non crea allarme sociale e, dall'altro, un carcere di massima sicurezza, per i 41 bis o comunque riservato ai soggetti che si macchiano di gravissimi reati.
Bisognerebbe pensare un carcere che non peggiora chi lo abita, non lo incattivisce, non crea nei suoi abitanti la convinzione di essere una vittima: questi risultati si possono realizzare con il coinvolgimento del sociale ma soprattutto con il lavoro durante la detenzione, anche attraverso progetti concreti per il recupero ambientale del territorio, che abbatta il fenomeno dell'ozio in carcere. In questo contesto si dovrà delineare per la Polizia penitenziaria un nuovo impiego e un futuro operativo, al di là delle mura del carcere, parallelamente all'affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria polizia dell'esecuzione penale. Donne e uomini con il Basco Azzurro che nel contesto sovraffollato delle carceri italiane, liguri e genovesi, svolgono un lavoro particolarmente stressante e duro.
È utile ricordare gli eventi critici occorsi in carcere nell'ultimo anno per comprendere cosa intendo dire. Nel 2010, nelle sovraffollate carceri liguri, 23 detenuti hanno tentato il suicidio, 220 hanno compiuto atti di autolesionismo, 61 hanno posto in essere i ferimenti: 2 sono stati i suicidi e 5 le morti per cause naturali.
Quasi 1.500, infine, sono stati i detenuti coinvolti in manifestazioni su sovraffollamento e condizioni di vita intramurarie, proteste che si sono concretizzate in scioperi della fame.
Roberto Martinelli è segretario generale aggiunto Seppe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria

Fonte: http://www.radicali.it/

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