mercoledì 17 agosto 2011

E se un top manager di un'agenzia di rating finisse in galera?


pgonnellaSenza troppa pubblicità e senza che la stampa lo evidenziasse con la dovuta enfasi  i pubblici ministeri di Trani hanno  fatto fare passi in avanti all’inchiesta che vede quali imputate le agenzie di rating. La loro responsabilità sarebbe quella di avere volutamente manipolato i mercati.
 Si tratta di una inchiesta cha a un qualsiasi cittadino comune sembrerebbe scontata, anzi, ci si dovrebbe sorprendere che mai altri giudici abbiano aperto un fascicolo di questo tipo prima. Se la banca A è titolare delle azioni della Agenzia B, e l’Agenzia B valuta l’affidabilità di mercato dell’ente pubblico C che a sua volta ha dei debiti nei confronti della banca A,  è chiaro che l’Agenzia B giudica l’ente C guardando agli affari di casa propria e ai propri interessi. 


Il carcere non rientra nell’immaginario di vita di un top manager di una agenzia di rating. Eppure in una giusta scala di valori di reati, usando quale metro di misura la Carta Costituzionale, rubare su scala globale (coi guanti bianchi, senza effrazioni e senza spargimenti di sangue) è un po’ peggio che rubare su scala locale oppure rubare la classica mela.


 Di colletti bianchi (corruttori e corrotti, concussori e truffatori di Stato) nelle patrie galere ce ne sono pochissimi.
Al massimo scontano qualche mese di custodia cautelare. Se mai ci dovesse finire uno dei capi di una qualsiasi agenzia di rating egli potrebbe ben vedere coi propri occhi gli effetti sociali devastanti delle politiche neo-liberali da loro avallate in modo criminoso. 


Decine di migliaia di poveracci, malati di mente, consumatori di droghe, immigrati irregolari rinchiusi in prigione a scontare la loro incapacità o impossibilità a essere inclusi nell’attuale mondo ben poco solidale. Se un uomo-Fitch, o un uomo-Standard & Poors  conoscesse l’utenza carceraria si renderebbe conto che il sistema penale è fortemente selettivo. Seleziona i meno ricchi e li sbatte in galera.


I criminali ricchi possono invece usare tutte le garanzie procedurali per abbienti che il sistema mette a loro disposizione. L’inchiesta di Trani irrompe in questo meccanismo selettivo di classe e definisce gli speculatori delle agenzie di rating quello che sono, ovvero dei potenziali ladri su larga scala. Rubano ai poveri per dare ai ricchi. Ammazzano ciò che resta del sistema di governo pubblico. Se mai quella inchiesta dovesse finire con una sanzione carceraria allora potremmo chiedere a quei signori di dare un giudizio delle galere italiane con cognizione di causa. Altro che tripla A o upgrading.
Patrizio Gonnella
(17-08-2011)
fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/

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